I NUOVI CONSULENTI GLOBALI

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Businessman with binoculars. Job search concept background.

Suvvia, riconosciamolo: quasi tutti noi consulenti – nei curricula, nelle presentazioni, nei nostri siti web – abbiamo dichiarato di essere “consulenti globali”, di assicurare un servizio professionale “a 360 gradi”, a tuttotondo insomma…

Nella realtà dell’economia ante 2008 (quasi stiamo dimenticando com’era…) succedeva che negli studi piccoli i clienti finivano per chiedere sempre gli stessi servizi. Servizi standardizzati molti, servizi personalizzati pochi.

I professionisti dei piccoli studi, anche molti colleghi che conosco e stimo profondamente, strada facendo hanno perso quell’aggettivo “globale” per rimanere semplicemente “consulenti”: professionisti senz’altro preparati, ma null’altro che ottimi professionisti, spesso massimalisti. Vendevamo i servizi che avevamo, senza produrne di nuovi, anche perché erano quelli i servizi che i clienti ci richiedevano.

Negli studi professionali di più ampia dimensione, di converso, l’ampliamento nella gamma dei servizi offerti e la presenza in mercati esteri ha prodotto un’estrema specializzazione dei singoli per effetto della suddivisione del lavoro (Adam Smith dixit…) i professionisti hanno acquisito quel qualcosa in più, diventando “consulenti globalizzati”, ma talvolta eccessivamente specialisti.

Improvvisamente (ma quanto inattesa?) è piombata su tutti noi la crisi più profonda che la storia dell’economia abbia mai conosciuto, una crisi virale che ha coinvolto tutti i settori, tutti gli attori: noi professionisti ed i nostri clienti.

Clienti che continuano ad essere il patrimonio più consistente di ogni professionista, singolo o associato.

Ed i clienti che hanno iniziato davvero a chiedere servizi personalizzati: per ridimensionarsi, per contenere i costi, per combattere la concorrenza, per sopravvivere… Pochi, purtroppo molto pochi, servizi per la crescita.

Abbiamo così dovuto adattare la nostra professione, per redigere piani di risanamento, accordi per cassa integrazione, recupero crediti – tanto per citare attività divenute ormai sempre più ricorrenti per commercialisti, consulenti del lavoro ed avvocati.

Tali nuove situazioni ci hanno costretto in breve tempo a diventare esperti in segmenti della professione che prima ci erano estranei o non esistevano; sempre più oberati (e vessati) da norme varate in via d’urgenza e relative procedure da approntare repentinamente.

Se resistiamo è perché sappiamo e dobbiamo sopravvivere, esattamente come i nostri clienti.

Proprio come moderni mutanti.

La tanto agognata crescita, il tanto desiderato sviluppo arriverà… Presto o tardi.

E noi professionisti dobbiamo prepararci per restare al fianco delle imprese e dei nostri clienti con innovazione, nuovi servizi, nuovi stimoli: perché mai non dovremmo farcela “nella crescita” se abbiamo dimostrato tanta capacità di adattamento “nel declino”?

Società tra professionisti (STP) o network potranno essere una soluzione giuridica per i professionisti economico-amministrativi e legali, ma il valore aggiunto, quel qualcosa in più, la voglia di innovare, la capacità di coordinare saranno il cemento per saldare i rapporti con i nostri clienti che continueranno a basarsi sull’intuitu personae.

Dovremo essere attori del mercato e non comparse.

Serva da monito e da stimolo a tutti noi questo pensiero, scritto da Albert Einstein oltre cinquant’anni orsono: «È dalla crisi che nascono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato.»

Consulenti globali? (ri)proviamoci!

 

Walter Flavio Camillo

 

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Studio Camillo